Anello dei Borghi di Moggio

Informazioni Preliminari

  • Percorso: 12.3 km (Anello)

  • Tempo di percorrenza: 6 H

  • Dislivello: circa 950 m (Altitudine max: 922 m)

  • Difficoltà: Escursionistico (CAI = E) Adatto a tutti

  • Periodo consigliato: Novembre - Aprile, Escursione fattibile tutto l’anno.

  • Partenza e Arrivo: Moggio di Sopra

  • Come arrivare: Come arrivare: Punto di partenza per questa escursione è la località Riu, nel piccolo paesino di Moggio di Sopra. Dalla Strada Statale 13 Pontebbana si seguono le indicazioni per Moggio. Appena entrati nel paese si seguono le indicazioni per Moggio di Sopra, una volta raggiunto si seguono le indicazioni per Pian di Riu e Moggessa. Nei pressi di una fonte è possibile parcheggiare l’auto. In alternativa si potrebbe continuare fino al parcheggio su sterrato davanti ai pannelli informativi del Parco Naturale, ma facendo cosi ci si ritrova a dover ripercorrere in salita questo tratto per recuperare le auto alla conclusione dell’anello.

 

Moggessa di la vista dal sentiero subito dopo Moggessa di qua

 

Paragrafo Introduttivo

Escursione molto significativa per l’aspetto culturale e storico della montagna friulana. Un viaggio tra Borghi ormai abbandonati che non vengono dimenticati solo per la volontà di famiglie del posto che mantengono le strutture presenti ancora in piedi. Un viaggio nel passato alla scoperta di com’era la vita in montagna fino a qualche decennio fa.
Sentiero molto ben segnalato e privo di difficoltà tecniche, con uno sviluppo di, più o meno, 12 km su antiche mulattiere, sentieri di montagna e strada forestale a tratti asfaltata a tratti sterrata. Posti selvaggi nascosti in boschi di pino nero, pino silvestre, faggio e abete rosso.

 

Creta Grauzaria

 

Percorso in Dettaglio

Sul punto in cui si lascia l’auto si trova un cartello che indica Moggessa di Qua e Moggessa di La, CAI 418. Si segue, quindi, la strada asfaltata in leggera salita, tenendoci sulla sinistra si superano alcune case fino a giungere allo spazio sterrato e ai pannelli del parco naturale dove inizia il vero e proprio sentiero. Si sale a zig zag in un bosco di pino nero. La vista alle spalle si apre su tutto l’abitato di Moggio Udinese e il fiume Fella. Superati, facendo attenzione, alcuni tratti un po’ esposti si giunge nei pressi di una chiesetta della memoria, da qui il sentiero inizia a scendere verso l’altra parte della valle e già in lontananza si intravedono i paesini di Moggessa di Qua e di Stavoli su un altopiano sulla sinistra.

I boschi che sorgono in queste valli sono prevalentemente a pino nero e nel tardo inverno si possono notare tantissimi nidi di processionaria sulle cime di questi alberi. Il sentiero è un leggero saliscendi tra boschi, ruscelli e piccole cascatelle. In un ora e mezza si raggiunge il primo Borgo, Moggessa di Qua. Il terremoto del 1976 ha causato la distruzione di parecchi edifici di questo borgo, ad oggi molti di questi sono stati riparati e sono abitati solo nei weekend o nella stagione estiva. Moggessa di qua sorge su un ampio ripiano erboso, con una splendida visuale sulle pendici del vallone del Glagnò. Il sentiero attraversa il borgo e piega verso destra seguendo le indicazioni per Moggessa di là. In meno di mezzora, seguendo un semplice sentiero nel bosco, si giunge al secondo borgo di questa escursione, appunto Moggessa di là. Il paesino sorge su un bellissimo altopiano e gode di un’ampia visuale su tutta la valle. È d’obbligo una passeggiata all’antico mulino: subito prima del ponte una stradina, ancora ben percorribile, scende fino a raggiungere l’edificio, oggi ormai quasi completamente distrutto. Una volta entrati in paese, prima di dirigersi verso il prossimo borgo, è possibile, proseguendo diritti tra le casette, visitare la piazzetta situata al centro del borgo, un prato ben mantenuto costituisce un ottimo punto per una pausa e ristoro. Siamo ora più o meno a un terzo del percorso. Dopo una sosta si riprende la camminata in direzione di Borgo di Mezzo. Il sentiero ora lascia spazio ad una strada forestale, a tratti cementata a tratti sterrata. Il bosco che si attraversa è davvero suggestivo, con la presenza di faggi secolari, pini neri, larici, abeti rossi e pini silvestri. La strada forestale, che collega Borgo di Mezzo a Moggessa di là, si sviluppa praticamente tutta in salita con alcuni tratti abbastanza ripidi.

Con calma, passo dopo passo, si oltrepassa prima una bellissima cascata e poi uno stupendo ruscello dalle acque cristalline, per giungere infine al piccolo abitato di Morloz a quota 855m. Paesino molto caratteristico, con poche case tutte arroccate sui pendii di queste montagne selvagge. Da qui la stradina prosegue verso Borgo di Mezzo che si raggiunge in una ventina di minuti, ora in piano e leggermente in discesa. Dopo aver attraversato il pittoresco borgo, si lascia la forestale e si imbocca sulla destra il sentiero CAI 420 in direzione di La Forca. La traccia segue un traverso boschivo che offre suggestive vedute sulla valle appena attraversata e sui paesini incontrati. Giunti alla Forca (922 metri), punto più in quota dell’escursione, lasciamo sulla destra il sentiero che sale per verso la cima del monte Cesariis, e proseguiamo dritti e in discesa verso Moggio Udinese per chiudere cosi l’anello. Il sentiero, ben segnalato, attraversa ora un bosco fitto di latifoglie e conifere. Il primo tratto è relativamente ripido ma man mano che si scende la pendenza si fa più leggera fino a raggiungere il fondovalle. Poco dopo aver attraversato il ponticello in pietra sul Rio Travasans, lasciamo una prima abitazione in basso a destra e all’altezza di una piccola costruzione in muratura con una porticina di metallo, il sentiero gira ad angolo verso destra e si dirige verso la strada asfaltata che si intravede pochi metri più in basso. Questa ci porta in Borgo Costa e successivamente sulla strada asfaltata che abbiamo percorso all’inizio del escursione; al bivio giriamo a sinistra e in pochi minuti si raggiunge l’auto.

 
 

Approfondimenti E curiosità

Moggio Udinese, Moggessa

Borgo rurale

La borgata, raggiungibile attraverso una suggestiva mulattiera (ore 1.30 di cammino dal centro di Moggio), è suddivisa nei due nuclei di Moggessa di Qua e Moggessa di Là, a mezz'ora di cammino l'uno dall'altro. Nel tratto fra i due borghi, lungo il corso del rio Mulin, era funzionante fino al 1962 un antico mulino ora quasi completamente distrutto. All'interno dei borghi si conservano ancora alcune testimonianze di architettura minore, abitazioni povere ed essenziali, tipiche dei nuclei abitati di montagna. Il borgo di Moggessa di Là, meno danneggiato dal sisma del 1976, conserva un edificio che rappresenta un bell'esempio di architettura rurale. La facciata, realizzata ad arcate sovrapposte, è caratteristica della casa rurale. Nei pressi è situato un altro interessante nucleo di case contigue dotate di fogolâr e di caratteristici poggioli in legno.


Zecche

In questi luoghi, soprattutto nei mesi primaverili e di inizio estate (Marzo-Giugno), è molto comune trovarsi di fronte a qualche “morso” di zecca. Le zecche sono artropodi, appartenenti all’ordine degli Ixodidi compreso nella classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e scorpioni. Si tratta di parassiti esterni, delle dimensioni che variano da qualche millimetro a circa 1 centimetro secondo la specie e lo stadio di sviluppo. Il corpo tondeggiante e il capo non distinguibile dal corpo, è munito di un apparato boccale (rostro) in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti. L’habitat preferito delle zecche è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con preferenze ambientali che dipendono dalla specie. La zecca dei boschi prospera in presenza di clima fresco e umido mentre la zecca del cane frequenta maggiormente zone a clima caldo e asciutto o dove la vegetazione è più rada. La presenza delle zecche dipende essenzialmente dalla presenza di ospiti da parassitare sul territorio. Per questo, luoghi come stalle, ricoveri di animali e pascoli sono tra i loro ambienti preferiti. Le zecche non saltano e non volano sugli ospiti sui quali si nutrono ma generalmente si portano sull’estremità delle piante erbacee o dei cespugli aspettando il passaggio di un animale al quale aggrapparsi (uomo incluso). Grazie all’anidride carbonica emessa e al calore del corpo, questi parassiti possono avvertire la presenza di un possibile ospite e vi si insediano conficcando il rostro nella pelle cominciando a succhiarne il sangue. Il morso è generalmente indolore perché le zecche inoculano nell’ospite una certa quantità di saliva che contiene principi anestetici. Generalmente le zecche rimangono attaccate all’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni e poi si lasciano cadere spontaneamente. Esistono alcune precauzioni per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche, o almeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia. In generale, è consigliato:

  • indossare abiti chiari (perché rendono più facile l’individuazione delle zecche), coprire le estremità, soprattutto inferiori, con calze chiare (meglio stivali), utilizzare pantaloni lunghi e preferibilmente un cappello

  • evitare di strusciare l’erba lungo il margine dei sentieri, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta

  • al termine dell’escursione, effettuare un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti. Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi

  • trattare sempre gli animali domestici (cani) con appositi prodotti contro le zecche, soprattutto a ridosso di una escursione

  • controllare, scuotere ed eventualmente spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni per poi lavarli.

Se individuate sulla pelle, le zecche vanno prontamente rimosse perché la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. Infatti, solo dopo un certo periodo (alcune ore) in cui è saldamente ancorata per alimentarsi, la zecca rigurgita parte del pasto e potrebbe inoculare nel sangue dell’ospite eventuali patogeni. Bisogna comunque tenere presente che solo una percentuale di individui è portatore di infezione.