PATAGONIA! - parte prima

4 mesi di viaggio, a piedi e in autostop

Per un viaggiatore, per un camminatore, per un amante delle montagne e della Natura selvaggia, la Patagonia è stata quasi un pensiero fisso per molti anni, non uno di quei pensieri sempre “in primo piano”, un po’ nascosto ma comunque sempre li, uno di quei pensieri che ogni tanto vengono a galla e dicono “hey sono qua dietro!“ E finalmente nel nostro inverno 2022/2023, nell’emisfero sud è estate, abbiamo esaudito questo grande sogno, a modo nostro: 4 mesi a piedi e in autostop, zaino in spalla e via, dal 1 Dicembre al 1 Aprile. Un viaggio spettacolare, con oltre mille km di trekking in svariati Parchi Nazionali tra Cile e Argentina, tra montagne e vallate vergini, sferzate dal vento e dal passare del tempo, ghiacciai con un’ estensione cosi grande che è difficile da immaginare, foreste mai state toccate dalla mano dell’ uomo.

Siamo scesi fin sotto Ushuaia, che è considerata “la fine del mondo“, ma in realtà pochi km sotto Ushuaia e la Terra del Fuoco in Argentina c’è un isola cilena chiamata Isla Navarino, dove si può fare il Trekking più a sud del mondo, che ovviamente non potevamo lasciarci scappare. E poi su a zig zag tra Cile e Argentina, lentamente assaporando ogni momento, ogni incontro, ogni luogo attraversato.

Questa prima parte del racconto di viaggio copre un lungo trekking nel famoso Parco Torres del Paine e le 34 ore di traghetto per raggiungere Isla Navarino, l’isola abitata più a sud del mondo.

Buona lettura!

 

Il primo giorno lungo l’ O-Circuit nel parco nazionale Torres del Paine

Punto panoramico durante il secondo giorno di trekking

 

Dov’è il Parco Torres del Paine e come ci si arriva ?

Siamo atterrati a Santiago del Cile il 2 Dicembre 2022 e, dopo aver visitato la città per un paio di giorni, cambiato un po’ di contanti in Pesos Cileni e comprato una Sim, il 4 Dicembre abbiamo preso un volo per Puerto Natales (Cile). Da questo paesino molto caratteristico e non troppo turistico è possibile prendere un Bus per entrare direttamente nel Parco, ci sono svariati Bus durante tutta la giornata ma è sempre consigliata la prenotazione. Noi siamo partiti all’alba in modo da arrivare all’inizio del sentiero verso metà mattinata e iniziare subito la lunga prima giornata di cammino.

Per quanto riguarda l’escursionismo, nel Parco Nazionale Torres del Paine, ci sono svariati sentieri e tracce che si possono intraprendere, alcuni molto semplici e turistici, altri più tecnici e lunghi, dipende molto dalla propria preparazione e da quello che si desidera vedere e fare. Due dei sentieri principali e più famosi sono i cosiddetti W-Circuit e O-Circuit. Il primo di 3/4 giorni, molto semplice e non ad anello, mentre il secondo è un anello di 7/8 giorni e più o meno di 140 km, la prima parte molto selvaggia con anche dei tratti abbastanza tecnici, mentre la seconda parte, ossia gli ultimi 3 giorni, riprende in senso opposto il W-Circuit. Ci sono poi altre varianti e tanti altri posti da visitare nel parco ma i principali ruotano tutto intorno a questi due sentieri o trekking di più giorni. Noi abbiamo camminato ed esplorato tutto l’ O-Circuit e qualcosa in più, rimanendo nel parco per 10/11 giorni in tutto, dormendo sempre in tenda e con tutto il necessario sulle nostre spalle.

Con “Noi” intendo Elisa, mia moglie, ed Io. Elisa è una grande camminatrice ed amante di posti selvaggi proprio come me, prima che ci conoscessimo in Nuova Zelanda, non era diciamo mai stata in montagna..adesso non può più farne a meno. Uomo fortunato.

 

Verso l’ Accampamento Dickson, secondo giorno

Elisa quasi in cima al famigerato quanto “temuto” John Gardner Pass

 

Organizzazione e preparazione

Per poter attraversare il parco seguendo l’ O-Circuit è necessario prenotare i campeggi o i rifugi con largo anticipo, è l’unico parco in tutta la Patagonia in cui è richiesta la prenotazione anche per i posti tenda, e fidatevi bisogna assolutamente prenotare qualche mese prima. Anche io ho storto il naso su questo fatto, ma ne vale la pena! I luoghi attraversati sono un qualcosa di spettacolare, e ci si dimentica subito di questa parte, diciamo cosi, “burocratica”. Se ci pensiamo su questa procedura ha anche i suoi vantaggi, perché è anche un modo per mantenere le persone, che entrano nel parco, sotto un tetto massimo giornaliero, e controllano il pass di ingresso e la prenotazioni dei prossimi posti tenda ad ogni campeggio dove ci si ferma. Quindi bisogna prenotare! Ma, ripeto, ne vale la pena, quei 10/11 giorni per noi sono stati davvero spettacolari.

Il Nostro O-Circuit

I primi 5 giorni sono i più selvaggi, nulla di davvero impegnativo da un punto di vista tecnico, siamo dei camminatori, viviamo sulle Dolomiti Friulane e sono un professionista della montagna iscritto al collegio guide alpine, quindi un po’ di esperienza ce l’ abbiamo. Come primo trekking in Patagonia devo dire che una delle cose che mi ha colpito ed affascinato fin da subito sono state le foreste che abbiamo attraversato. Foreste vergini, non toccate dalla mano dell’uomo, se non per ricavarci i sentieri, foreste fitte e di un verde intenso con alberi diversi da quelli che conosco. Faggi dalle foglie molto piccole e coriacee, adattati a resistere ai venti molto forti che sono una costante di queste zone, con i rami contorti e nodosi ma molto resistenti. Tutto quasi sempre è ricoperto da licheni, specialmente la “barba degli alberi” che sventolano al passare del vento. Un’ energia forte e antica che ho percepito fin dai primi passi. E poi ovviamente i ghiacciai! Arrivare al John Gardner Pass e trovarsi di fronte il Glaciar Grey ( Ghiacciaio Grey ), è un’ emozione da togliere il fiato. Una distesa di ghiaccio di cui è impossibile vederne la fine ad occhio nudo. Ecosistemi maestosi che sembrano invincibili ma che in realtà sono molto vulnerabili e fragili, specialmente negli ultimi decenni a causa dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale.

Ogni giorno camminavamo con calma, fermandoci ad ammirare ogni cosa, gli alberi secolari e millenari, le montagne che stavamo attraversando e quelle intorno a noi, i ghiacciai e i loro laghi, i picchi dalla testa rossa che spesso e volentieri volavano sopra di noi spostandosi di albero in albero, i condor delle Ande, cosi grandi che quando sono appollaiati a terra sembrano grandi quanto un uomo, le folate di vento cosi forte da portarci via.

Una notte ci siamo alzati prestissimo per salire a vedere le famosi Torres del Paine all’alba. Siamo usciti dalla tenda verso le due di notte con uno zainetto per un day-hike con dentro qualche provvista, le nostre giacche, acqua, e una maglia di ricambio, l’alba era prevista per le 5 di mattina ma volevamo essere li prima per vedere le Torri tingersi di rosa, rosso e giallo, alle primi luci. La camminata era di più o meno 10 km e tutta in salita, il cielo sembrava terso e speravamo rimanesse cosi. Avvicinandoci all’ unico passo da raggiungere il vento inizia ad alzarsi, le folate sempre più forti rendevano difficile respirare, e di colpo ci siamo trovati in una bufera di neve. Come si chiamava il passo ? Ovviamente Passo del Viento !! Che domande. Arriviamo sotto le torri finalmente dopo oltre due ore di cammino nel buio della notte e superando una bufera, le vediamo li imperiose ed enormi proprio davanti a noi. Il cielo però sembra essere ancora coperto da nubi tempestose e scurissime. Ci vestiamo e cerchiamo di scaldarci al riparo dal vento dietro ad una grossa roccia. Passa mezzora e finalmente di colpo il cielo si apre e prima ancora che arrivino i raggi solari le Torri si tingono di rosso e giallo, uno spettacolo incredibile.

Quante foto viste di questo posto, e adesso siamo proprio qui! Pazzesco.

Torres del Paine all’alba, faceva davvero molto freddo!

Completato l’ O-Circuit abbiamo passato altri due giorni nel parco e ci siamo goduti un paio di semplici sentieri con dei panorami favolosi sui Cuernos, e un’ intero pomeriggio sul Lago Pehoe dove Elisa ovviamente ha fatto il bagno.. Ritornati a Puerto Natales abbiamo passato un paio di notti in un campeggio, per riposare e per lavare un po’ di vestiti. Viaggiando con solo uno zaino a testa per 4 mesi ci siamo portati solo lo stretto necessario per il Trekking, quindi quando ci era possibile lavavamo tutto e ripartivamo. Con il vento che c’era non serviva molto tempo affinché le cose si asciugassero.

Ne ho anche approfittato per vedere la finale dei mondiali tra Argentina e Francia, ero l’unico nella sala a tifare per l’ Argentina, tutti i ragazzi cileni tifavano per la Francia!! Tra Cile ed Argentina non scorre del buon sangue, ma alla fine erano comunque contenti per Messi, ma assolutamente no per il fatto che l’ Argentina avesse vinto.

La nostra prossima tappa era il Trekking Dientes de Navarino, uno dei “sentieri” più selvaggi e sconosciuti, difficile e senza una traccia precisa da seguire, sull’ isola più a sud del mondo, poco sopra l’ Antartica e con delle condizioni meteo estreme. Ma prima dovevamo raggiungere l’ Isola in questione e l’unico modo è via oceano attraversando il famoso stretto di Magellano e navigando il Canale di Beagle ( Beagle Channel ). Si può anche raggiungere l’ isola via aereo ma è davvero troppo costoso, e soprattutto non volevamo prendere aerei perché non è il modo migliore per esplorare questi territori stupendi e immensi.

Verso Isla Navarino

In autostop raggiungiamo Punta Arenas, che si trova sullo Stretto di Magellano, e da dove si prende il Traghetto per Isla Navarino. Ci aspettavano oltre 30 ore di viaggio, alla fine sono state 34, senza un posto letto, solo delle poltrone ma abbastanza comode. Abbiamo passato davvero tanto tempo fuori sul ponte a guadare i fiordi, con cascate che scendevano dalla cima delle montagne fino a raggiungere l’ oceano, gabbiani e albatros con un apertura alare anche di 3 metri volare a pelo d’acqua in cerca di cibo. Ambienti dai colori soffici, di varie sfumature di verde, e allo stesso tempo ostici e inospitali. Ghiacciai enormi lungo la Cordillera Darwin, a picco sull’oceano, con le loro acque dolci che si mischiano con difficoltà con le acque salate del Pacifico. Alcuni ragazzi del posto, uno dei quali di Puerto Williams, il paese abitato più a sud del mondo e l’unico su Isla Navarino ci ha raccontato della sua infanzia e della sua isola, e di come si vive laggiù durante le varie stagioni dell’anno. Di come quei due unici piccoli supermercati ricevono la merce solo se i traghetti, che raggiungono l’ isola due volte a settima, riescono a navigare il canale di Beagle, se c’è tempesta niente traghetto e quindi niente rifornimenti. Alla prossima settimana. “E amazon come ci arriva ?” chiede qualcuno, risata generale!

Siamo davvero alla “fine del mondo“ ed è davvero stupendo! Raggiungiamo Puerto Williams verso le 2 di notte, ci dirigiamo verso il bosco e appena troviamo un posticino appartato e pianeggiante montiamo la tenda e dormiamo a fondo. Il giorno dopo avremmo iniziato una grande avventura, uno dei trekking più selvaggi che avessimo mai fatto, e uno di quelli che mi porterò sempre con me, forse quello che mi ha insegnato di più sui miei limiti e sulle mie conoscenze e possibilità fino adesso.

Alla prossima, seconda, parte di racconto di viaggio sulla Patagonia e le nostre avventure in questi posti fantastici e leggendari.